
Nigno era un genio del calcio, aveva avuto dagli dei del pallone il bacio magico che solo i grandi calciatori hanno, ma Nigno era diverso. Per lui tenere il pallone tra i piedi era semplicemente il modo per divertirsi e divertire. Chiunque potrebbe raccontare un aneddoto su una sfida proposta da Nigno col pallone, sicuramente ci sarà chi vi dirà: "scommetteva che riusciva a prendere una bottiglia da 20 metri", altri che direbbero: "una volta ha palleggiato con una pallina da ping pong". Dovreste credere a quelle persone, perchè era tutto vero, Nigno faceva cosi.
Ci sarebbero tanti altri aneddoti sul campo, come goal segnati da centrocampo, passaggi di tacco, punizioni alla Maradona e tanto altro.
Ci sarebbe tanto da raccontare, come le cene dopo le partite, i viaggi, le estati passate a giocare a beach volley e a mangiare sotto il gazebo dei bagni Chewingum.
Ogni persona che interpellereste vi direbbe che Nigno aveva sempre un sorriso per qualcuno, aveva sempre tempo per due parole con qualcuno.
Questo era Massimiliano Nigno Caruso, anzi questo è e sarà sempre lui, perchè non se ne andrà mai via dai nostri cuori.
“Quando eravamo ragazzi ci bastava una palla per sentirci invincibili, una squadra per sentirci uniti e un lembo di terreno per sognare l’impossibile. Lo chiamavamo calcio ed era bellissimo." - Fabrizio Caramagna
Il Nigno, uno dei ragazzi invincibili. Invincibile non perché nel calcio, nelle amicizie e più in generale nella vita non perdesse mai, ma perché da ogni sconfitta, così come da ogni vittoria, usciva sempre con un sorriso sincero e una pacca sulle spalle. E tutti coloro che passeranno su questo sito, una pacca sulle spalle e un sorriso dal Nigno li hanno ricevuti di sicuro. Faccio fatica a ricordarmelo arrabbiato. Una battuta, una risata, una birra, soprattutto una birra, ed era tutto a posto. “Pago io? Paghi te? Dai, ‘sto giro lo pago io. Te paghi il prossimo”. Perché un prossimo giro c’era sempre e c’era sempre un amico in più con cui condividerlo. Un amico o un compagno di squadra, che poi è la stessa cosa. Basterebbero queste parole per capire chi fosse Massimiliano Caruso, il Nigno.
Però questo sito vuole essere qualcosa in più. Vuole essere un’occasione per tutti coloro che hanno voglia di parlare di Massi, di salutarlo e stare un po’ con lui. Ma soprattutto per chi ha voglia di ridere e sorridere del Nigno e con il Nigno, come ha sempre fatto lui. Di ridere dello stop di coscia all’anguria lanciata dal primo piano di una casa in campagna, dei gol al calcio di inizio da centrocampo e della faccia dei portieri attoniti, degli slogan sulle sue magliette (io re magio, tu stella cometa), dei tunnel e delle punizioni nel sette, della briscola e dei tre-sette, del numero esatto di olive sulla pizza, della birraccia tracannata tutta d’un fiato, delle magliette troppo strette, della salsiccia in umido, della gara delle traverse, dei gol impossibili e di quelli sbagliati a porta vuota. Di sorridere e continuare a vivere e a coltivare la nostra amicizia come abbiamo fatto in tutti questi anni su un campo di calcio, intorno a una tavola, per le vie di Senigallia, la nostra città. Di continuare a giocare le nostre partite, a organizzare le nostre cene e magari anche a sognare l’impossibile, sempre insieme, come una squadra. E sempre con un bicchiere alzato alla salute del nostro Nigno. Perché la memoria non è ricordare, è vivere. Benvenuti a tutti coloro che, come noi, vogliono bene a Massimiliano.
Il lungo viaggio dei Nomadi continua e lo fa ancora una volta con un passaggio a Senigallia.
Non con un concerto, ma con una rinnovata collaborazione tra lo storico gruppo, tra i padri della musica leggera italiana e due senigalliesi, Marco Petrucci e Francesco Ferrandi.
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